Innanzitutto si può dire che affrontare di questi tempi un argomento come l’eros, pone problemi non banali, stante il significato e l’accezione che tale tema ha assunto nella contemporaneità.
Con una buona dose di ironia Gio’ Pasta, accosta l’Eros come metafora del filosofo, l’amore come completamento, l’amore come divina mania, mescolando il confine tra sacro e profano.
L’antitesi tra amore celeste e volgare: il primo orientato all’anima e all’intelletto, il secondo ai corpi.

Platone afferma, nel Fedro, in una biga alata, il cui auriga (la ragione) guida i due cavalli, uno di razza generosa (l’anima irascibile), l’altro di razza inferiore (l’anima concupiscibile).
L’effetto dell’incarnazione dell’anima concupiscibile è sede dell’amore volgare, la meno nobile delle tre facoltà o funzioni dell’anima, Che può essere oggetto di peccaminoso desiderio.

L’Eros è stato di questi tempi (e non solo) ampiamente banalizzato e impoverito, è stato ed è stolidamente abusato, degradato, ridotto a mercanzia o, come si dice oggi, elemento efficace e quasi indispensabile del merchandising cinematografico e letterario (si fa per dire).
L’Eros oggi, in generale, non muove vitalità, ma subisce ordinarietà e noia.


“Eros è amore per la bellezza, l’unica idea che si manifesta nel mondo visibile. Chi è posseduto dall’eros passa dall’amore per le cose belle a quello per le attività, fino a giungere alla contemplazione dell’idea di bello. L’amore, guidato dalla ragione, spinge l’anima a mettere le ali, a salire verso l’alto. L’eros è “delirio divino” che spinge l’uomo ad andare oltre se stesso e la propria quotidianità”

-Deborah Mazzanti (psicologo-psicoterapeuta)



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