il fulcro della passione pittorica di giò pasta fornisce modi e azioni contrassegnati da una fascinazione per il movimento nelle proprie espressioni primarie. la materia è organizzata per manifestazioni coloristiche convulse, il contrasto delle forme si riattiva in una visualizzazione delle figure a carica deterministica, sviluppa l’utopia di un theatrum il cui pathos si fonda sulla mobilità insistente e anzi ossessiva dei corpi presenti. 

in ogni luogo della scena questa lingua della follia contemporanea si svolge attraverso una fantasia che incrementa l’intero dramma dell’uomo dei nostri anni, in produzione lineare, coloristicamente derivata dalla pop art e in un’invenzione sottesa di gioco e di eventi del mondo tra effimero e progetto virtuale.

rapida e selvaggia, la scena riscoperta da giò pasta verifica più astrattamente le suggestioni subite dalle filosofie psichiche dei maestri quali picasso, kandinsky, juan gris, mondrian e braque, fino agli sperimentalismi degli anni sessanta in cui, tra disfatta formale e fulgidità cromatica, hanno creato la più vasta metafora dell’espressione artistica attuale.